lunedì 2 aprile 2012

Mappa Mundi

“Vivere, viaggiare, scrivere. Forse oggi la narrativa più autentica è quella che racconta non attraverso la pura invenzione e finzione, bensì attraverso la presa diretta dei fatti, delle cose, di quelle trasformazioni folli e vertiginose che, come dice Kapuscinski, impediscono di cogliere il mondo nella sua totalità e di offrirne una sintesi, consentendo di afferrarne, come un reporter nel caos della battaglia, solo dei frammenti. Egli stesso del resto crea una vitalissima letteratura tuffandosi nella realtà, raffigurandola con rigorosa precisione, afferrando come un cane da caccia i suoi dettagli rivelatori anche più fuggevoli, e componendo il tutto in un quadro, fedele e insieme reinventato, che è il ritratto del mondo e del viaggio attraverso il mondo.”
Così Claudio Magris nella prefazione de L’infinito Viaggiare (Mondadori, Milano 2005). Ma quel quadro, quel ritratto del mondo, fedele e insieme reinventato, cos’altro è se non una mappa? Mappa: che cos’è poi, una mappa? Il dizionario fornisce due diverse accezioni. La prima definisce la mappa come “rappresentazione grafica di una zona di terreno, a grande scala e molto dettagliata”. La seconda invece, dice che è, “in una chiave, la parte piatta che s’infila nella toppa e fa funzionare la serratura”. Barriere che si oltrepassano, mondi che si aprono, meccanismi che si innescano. In una mappa, come nella scrittura: strumenti naturali per reinventare mondi e modi per attraversarli. Perché in fondo, ogni lettore, quando legge, cos’altro fa, se non immergersi nel mondo di un testo, tastarne il cuore e le periferie, attraversarlo in modo privato e irripetibile lungo i diversi rivoli, per poi uscirne, come il viaggiatore da un viaggio? La mappa e il testo sono le tradizionali modalità con cui affrontare esperienze di questo tipo. Con le loro diverse declinazioni, dall’esotico al quotidiano, dal mare di nebbia del wanderer romantico, a quello di ferro e cemento del flaneur metropolitano. La città, che da quando si è fatta metropoli, in un giovane e ancora innocente Novecento, ha presto guadagnato la ribalta negli orizzonti spaziali e letterari dell’uomo. Città: luogo di parole e segni, organizzazione dello spazio nel tempo, fuori e dentro la pagina. Già Joyce, moderno Omero della sua Dublino e perfetto erede di poeta nella tradizione gaelica quale “principale conoscitore della scienza geografica”, ribadiva come la rappresentazione in mutazione costante dello spazio fosse uno dei fondamenti della propria scrittura. Tanto che il padre era solito ripetere che se il figlio fosse finito in mezzo al Sahara da un momento all’altro, non avrebbe fatto altro che sedersi e fare una mappa. Ecco, una mappa. Ma oggi che cos’è una mappa e cosa si muove all’orizzonte? Alessandro Grella, ricercatore in Information and Communication Technologies nell'ambito della pianificazione territoriale e dei processi partecipativi e lecturer presso la St. John International University, fa un quadro della situazione:

-    Che cos’è oggi una mappa?
La mappa è sempre stata uno strumento per rappresentare un territorio, indipendentemente dalla tecnica, il supporto, il linguaggio. Nel tempo però sono cambiati i fruitori. Oggi le mappe vengono utilizzate soprattutto da addetti ai lavori, per leggere il territorio e analizzarlo, estraendo e incrociando le informazioni e i dati più diversi: storici, demografici, sociali, ecologici, economici, fisico-geografici. Per tutti gli altri utenti, la mappa, nell’accezione classica del termine, è diventata soprattutto una quinta: quella da cui emergono punti di interesse o destinazioni turistiche, tanto su supporti cartacei, quanto digitali.

-    Che cosa si mappa?
Oggi forse il viaggiatore globale, quello “estremo”, utilizza ancora le mappe in modo classico, per orientarsi sul territorio, magari con un GPS. Ma si tratta di una nicchia piccolissima, alla ricerca di un esotismo sempre più in declino. In grande ascesa è invece la mappa come strumento per la pianificazione o il governo di una città, una provincia o regione.

-    Quali sono le coordinate di una mappa?
Se un tempo erano solo quelle geografiche, oggi il georiferimento è ancora necessario, ma non più sufficiente. La stessa accezione semantica di coordinata si è allargata, diventando funzionale a qualcos’altro. Per esempio oggi si parla di coordinate sociali, economiche, storiche o politiche. Una mappa si può vedere come un imbuto, una matrice, attraverso cui convogliare tutta una serie di dati e ricavarne una rappresentazione della realtà. La verosimiglianza dipende dalle variabili considerate e dagli obiettivi iniziali: ogni mappa è un mondo, che si imposta da zero, come un libro.

-    C’è una qualche relazione tra le mappe e il tempo?
C’è sempre stato un rapporto particolare, in quanto a distanza corrisponde tempo. Ma non è un qualcosa di neutro: il tempo cambia chi attraversa un territorio. E nello stesso tempo, il territorio è cambiato da chi lo attraversa. Oggi sono sempre più diffuse le mappe dinamiche, navigabili a livello spazio-temporale: per esempio una stessa mappa può prima mostrare il grado di inquinamento di un dato territorio in un certo anno, e poi in un altro, per evidenziare le variazioni.

-    Le mappe di domani, che cosa saranno?
Diversi ricercatori stanno provando a sviluppare un motore di ricerca geografico globale, in grado di ordinare i contenuti del web non più con criteri semantici ma geografici. Vorrebbe dire riuscire a creare un’unica ipermappa, che raccolga informazioni da tutte le piattaforme con contenuti georeferenziati. Già oggi la maggior parte dei contenuti postati sui diversi social network ha un georiferimento, tuttavia manca un luogo dove mettere a sistema tutte queste informazioni. In gioco c’è il controllo del territorio in tempo reale: qualcosa le cui conseguenze ora sono difficili da immaginare, ma che potrebbe non essere meno rivoluzionario della prima mappa. O del primo libro.


Marco Magnone

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