lunedì 2 aprile 2012

Internaturalità


La prossima mostra di Etienne de France che verrà allestita al PAV propone una stimolante serie di riflessioni teoriche che inferiscono sulla grande mutazione culturale che stiamo attraversando - una sorta di odierna rivoluzione copernicana  -  sollecitata dalla necessità di superare e risolvere sia la crisi ecologica che la crisi antropologica.
Il racconto di Etienne de France si snoda tra realtà e finzione nel costruire la storia della Ritina di Steller  - la cosiddetta mucca di mare -  che si è estinta all'incirca alla fine del XVIII secolo.
Il dipanarsi stesso del racconto, attraverso carte geografiche, fotografie dell'ambiente nordico, ricostruzioni della struttura anatomica, ma sopratutto del canto sottomarino dell’animale, costituisce il prologo di una metafora artistica che esprime il desiderio di sciogliere la novecentesca afasia del racconto, sintomo di quella decostruzione del senso e dei valori indotto dal dominio totale e pervasivo del post-capitalismo neoliberista sugli obiettivi e sulle azioni della odierna società globalizzata.
Uno degli elementi salienti della mostra di Etienne de France è la rappresentazione eidetica del supposto canto della Ritina, non dissimile dal canto della balene. Questa visualizzazione dei flussi sonori del canto in questione ha permesso all'artista di identificare dei costrutti semantici definiti “Geogrammi”, a loro volta suddivisi in base ai differenti contenuti informazionali “ Fluxugrammi”, “Catagrammi”e “Poegrammi”.
Questi moduli semantici sono le tracce dell'intelligenza ambientale, con le relative tonalità emozionali, della Ritina e dell'intelligenza umana allo stesso tempo. Sono in sostanza degli ibridi semantici il cui significato di fondo si può comprendere nell'alveo del concetto di “internaturalità”, così come è stato formulato nel 1998 dell'etnologo Eduardo Viveiros de Castro e viene oggi riproposto da Gianfranco Marrone in affiancamento al concetto di “interculturalità”.
A partire all'incirca dai primi anni del Duemila si è manifestata, nell'ampio bacino della riflessione teorica e anche della creatività artistica di senso ecologico, la necessità di una revisione profonda e generale del pensiero occidentale universalistico tradizionale e di tutte le ideologie pratiche e le credenze che innervano la prassi delle società e degli individui, ivi compresa la visione naturalistica “umanistica” della cosiddetta ecologia “soft” e delle sue mistificazioni pratiche e teoriche.
Questo processo di revisione si è di fatto sviluppato in questi ultimi anni attraverso le elaborazioni di un sociologo come Bruno Latour o di uno zooantropologo come Roberto Marchesini, ma  anche attraverso l'autoriflessione degli artisti dell'area della Bio Arte, come ad esempio Eduardo Kac, con la sua cosmologia oleografica, o Gilles Clément con la sua teoria del giardino planetario.
Questo lavoro teorico ha analizzato e demistificato una serie di antinomie residuali ma comunque fondanti per le logiche sociali della sociètà postcapitalistica globalizzata, come quella tra corpo e mente, tra natura e cultura e tra umano e non umano.
Tuttavia, proprio sulla base del superamento critico dell'antinomia tra umano e non umano, si sono sviluppate le posizioni radicali e “reattive” della cosiddetta ecologia “hard”, ad esempio quelle a sostegno dell' “Animalismo di seconda generazione” coerentemente riassunte nel libro “Nell'albergo di Adamo” di Massimo Filippi e Filippo Trasatti.
L’enfasi, per certi versi comprensibile, sulla totale differenza e autonomia dell'intelligenze non-umane, rischia di occultare la fecondità evolutiva dell’ibridazione tra le differenti – sul piano biologico come su quello storico –  culture dei sistemi viventi.
L'internaturalità come main road del pensiero contemporaneo penso vada intesa in senso ampio e inclusivo, cioè non solo come terreno di ibridazione tra le differenti concezioni della natura attive nei vari contesti etnici del sistema umano, dall'ecologismo all'animismo al totemismo, ma soprattutto come il campo aperto e contingenziale di ibridazione tra tutte le  forme biologiche e storiche d'intelligenza vivente.
Le assonanze tra le reti comunicative dei cetacei e le reti comunicative antropiche che Etienne de France mette in evidenza con il suo lavoro artistico mi paiono, in conclusione, coerenti con la crescita e la maturazione della dinamica culturale ed esistenziale della internaturalità.

Piero Gilardi







Riferimenti bibliografici:
  • Gianfranco Marrone, Addio alla Natura, Ed. Giulio Einaudi, Torino 2011
  • Bruno Latour, Politiche della Natura, Ed. Cortina, Milano 2000
  • Roberto Marchesini, Intelligenze Plurime, Ed. Clueb, Bologna 2008
  • Massimo Filippi e Filippo Trasatti, Nell'albergo di Adamo, Ed. Mimesis, Milano 2010

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