lunedì 30 luglio 2012

Cambia il vento … è tempo di propositi

Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ha allestito una mostra storica delle ricerche di Piero Gilardi dal 1963 al 1985. Il percorso espositivo documenta quei passaggi cruciali nella trasformazione del significato e delle valenze sociali dell’arte alla fine degli anni ’60 in cui si può reperire la radice teorica delle idee fondative dell’odierno progetto “in progress” del Parco Arte Vivente, dalla creatività collettiva alla funzione politica dell’arte.


Nella mia personale esperienza artistica il cosiddetto rapporto uomo-natura, o più precisamente il rapporto natura-cultura nella sfera antropica, è stato il nucleo problematico della mie elaborazioni teoriche e delle conseguenti ipotesi artistico-culturali fin dall’inizio degli anni ‘60, quando ho condiviso con artisti quali Aldo Mondino e Michelangelo Pistoletto e con scienziati-filosofi, come l’oncologo Carlo Sirtori e il cibernetico Silvio Ceccato, la cosiddetta problematica “naturale-artificiale” riferita alle contraddizioni tra lo sviluppo della società ipertecnologica e la salvaguardia degli assetti ecologici.
Da quegli anni a oggi, attraverso i mutamenti politici, sociali e culturali che si sono susseguiti, la riformulazione della coppia oppositiva “natura-cultura” ci ha gradatamente portato agli esiti odierni del pensiero post-umanistico che offre molteplici percorsi per la soluzione di questa antinomia.
L’elaborazione del pensiero che informa la mia attuale attività artistica nel contesto della Bio Arte e del laboratorio intellettuale del Parco Arte Vivente hanno significativamente contribuito non solo filosofi come Ivan Illich e Gregory Bateson, sociologi come Bruno Latour, epistemologi come Francisco Varela, ma anche genetisti come Luca Cavalli-Sforza e antropologi come Roberto Marchesini.


Oggi, il percorso progettuale che sto elaborando per gli anni a venire di questo decennio comprende simultaneamente modalità di azione artistica, orientamenti politici e ipotesi teoriche:

IL CONTESTO
L’odierna devastante crisi generata dal post capitalismo liberista procede verso un'mplosione.
Si apre quindi lo spazio per la costruzione di una alternativa politica globale, i cui punti di forza sono non soltanto una nuova democrazia ma anche un modello di economia sostenibile e coerente al riequilibrio ecologico. In una prospettiva di lungo periodo, una “civilizzazione ecologica” può costituire la via d’uscita dalla crisi antropologica ed ecosistemica insieme.

IL PENSIERO
L’orientamento cruciale consiste nel superamento delle antinomie residuali dell’umanesimo - tra umano e non umano, tra società e natura e tra mente e corpo - per sviluppare e generalizzare, attraverso la multiculturalità e la multinaturalità, una visione del mondo costantemente aperta all’ibridazione con l’alterità e agli imprevedibili mutamenti della contingenza storica. Sul piano etico questa visione presuppone il riconoscimento di un valore intrinseco per ogni sistema ecologico, vivente o “inanimato”, l’accettazione della nostra umana vulnerabilità e costituisce lo stimolo a prenderci “cura del mondo, come dice l’antropologa Elena Pulcini.

L’AZIONE ARTISTICA
L’espressione artistica, relazionale e condivisa a tutti i livelli, analizza nei suoi vari e complessi aspetti il disastro ecologico e i suoi effetti come l’estinzione della biodiversità e il cambiamento climatico; inoltre continua la narrazione del vivente e della sua bellezza, che risiede soprattutto nella sua operatività generativa e interrelata con i processi coevolutivi della biosfera.
L’espressione artistica si pone infine come prefigurazione immaginativa e simbolica di nuove pratiche e modalità di vita, individuali e collettive, ecosostenibili.
L’esempio di questa pratica artistica che mi pare oggi saliente è quello del progetto New Alliance del Critical Art Ensemble, la cui azione consiste nel piantumare specie vegetali in via di estinzione, e quindi protette per legge, in spazi urbani destinati a essere invasi dalla speculazione edilizia e commerciale; un’alleanza tra vegetali ed esseri umani, entrambi precarizzati.

L’AZIONE POLITICA
Le azioni artistiche con implicita o esplicita valenza politica devono necessariamente essere consustanziali agli obiettivi degli odierni movimenti anticapitalistici globali, se davvero intendono condividere le lotte sociali contro le politiche neoliberiste.
Dal punto di vista della mia esperienza, l’impegno politico dell’artista si sostanzia nel radicamento attivo all’interno dei conflitti sociali in atto, poiché la pratica della denuncia etica e della “testimonianza”, pur svolgendo un ruolo utile di sensibilizzazione, vengono in ultima istanza neutralizzate politicamente; questo per effetto della loro immissione nei sistemi comunicativi e mediatici che ne attuano lo scorporo e la rimozione dalla soggettività politica reale.
Per l’artista, come per il “99”per cento dei cittadini, fare politica nell’attuale fase storica di crisi e svuotamento della democrazia delegata partitocratica, significa partecipare alle pratiche dei movimenti che lottano per la riconquista dei beni comuni – risorse primarie, cultura, ambiente – e della sovranità democratica, nel contesto di una riconversione complessiva ed ecosostenibile del sistema sociale e produttivo.
L’arte con la sua produzione di senso nuovo ha dimostrato di poter corroborare efficacemente il tentativo in atto della costruzione, travagliata e graduale, di una governance alternativa nella crisi della nostra società e del pianeta.

Piero Gilardi
Direttore Artistico PAV

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