venerdì 4 febbraio 2011

BODY NATURE | Dell’art biotech e del corpo nel mondo

Il corpo è al centro del nuovo programma (artistico, educativo e formativo) del PAV – Parco Arte Vivente per il 2011, ispirato alle riflessioni del filosofo Bernard Andrieu espresse in Le monde corporel: de la constitution interactive du soi.
La percezione del mondo e la sua comprensione, ma anche la nostra capacità di agire e intervenire in esso, nascono e si sviluppano a partire dal nostro corpo, elemento imprescindibile e fondante dell’identità di ciascuno, pre-esistente anche alla coscienza di sé. Neuroscienze, fenomenologia e psicoanalisi (con riferimenti a Maurice Merleau-Ponty, allo psicoanalista Anzieu o a neuroscienziati come Francesco Varela e Alain Berthoz) hanno chiaramente mostrato come la distinzione tra corpo e mente sia illusoria, riportando il cervello alla dimensione fisica e organica all’interno della complessa rete di relazioni e interdipendenza tra le parti del corpo.
Il programma PAV 2011 si apre con Body Nature, dal 5 febbraio al 24 aprile 2011, doppia personale di Marta De Menezes e Dario Neira, due protagonisti della cosiddetta, e molto discussa, Biotech Art.
Parlare di biotecnologie significa anche analizzare quanto le manipolazioni che consentono di intervenire nello sviluppo delle forme viventi siano ormai assimilate come pratiche che possono essere messe a beneficio della società. Se da un lato i progressi scientifici, con le premesse e le minacce, nell’immaginario comune creano delle perplessità, dall’altro diventano invece riferimento per gli artisti e lo sviluppo delle loro ricerche. E questo esattamente perché permettono di utilizzare le biotecnologie come medium artistico. Mentre gli avanzamenti della chirurgia plastica e dell’ingegneria tessutale fino a poco tempo fa erano utilizzati dagli artisti con intento provocatorio, pur indagando a livello ontologico la coniugazione del corpo con il mondo (Stelarc, Kac, Orlan), oggi queste pratiche costituiscono semplicemente lo strumento con cui gli artisti scelgono di esprimersi. Allontanandosi in effetti da una volontà trasgressiva, è presente un vivido ritorno al senso e all’intenzione di selezionare ciò che è atto a comunicarlo, ed è l’aspetto soggettivo ed esistenziale a oggettivarsi attraverso i medium prescelti. Il mezzo non caratterizza il tema, poiché sono la poetica, la narrazione e il messaggio espressi dal singolo a dare un senso ai mezzi usati.

In questa prospettiva è possibile leggere i lavori di Marta De Menezes (Lisbona, 1975) e Dario Neira (Torino, 1963). I loro sguardi sono visioni del mondo spesso filtrate con gli strumenti tipici del laboratorio, e dunque propri della scienza, che parlano però di una precisa poetica dell’esistenza: del corpo biologico nel mondo. Body Nature rimanda allora alla natura intesa come corpo, ma anche al corpo in senso proprio, fatto di natura e in essa immerso, ossia agente vivente e comunicante nel mondo.
Presentare nello stesso contesto le opere di De Menezes e Neira significa rintracciare una matrice e uno spirito comune, un’affinità che va al di là degli strumenti e dei soggetti che, apparentemente simili, sfumano inoltre le categorie di genere maschile e femminile. La relazione dei lavori è in effetti riscontrabile nell’attenta, quanto critica, visione della realtà, la stessa che spinge entrambi a indagare i
problemi etici sollevati dalle pratiche mediche e scientifiche impiegate e, più in generale, il loro modo di inscriversi nella società.
I lavori in mostra si caratterizzano, quindi, per l’impiego quasi esclusivo di materiali viventi (DNA, proteine, cellule, batteri) e, appoggiandosi alla ricerca clinica, mostrano come il corpo sia di fatto accomunato al resto del vivente in virtù della comune componente organica. E se uomo e mondo condividono la stessa natura, il corpo non è altro che il filtro attraverso il quale interno ed esterno
comunicano.



Dario Neira, UNTITLED (Forever), 2010





Claudio Cravero
Curatore Art Program, PAV

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